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Addio a Raf Vallone, un grande del cinema italiano.
VALTER VELTRONI MARIO SCACCIA |
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E'
morto il 31 ottobbre 2002 all'età di 86 anni l'attore Raf Vallone. Era nato
il 17 febbraio del 1916 a Tropea.
Dopo aver trascorso l'infanzia nella cittadina calabrese, si trasferì con i suoi genitori a Torino, dove tentò di intraprendere la carriera di calciatore, riuscendo a giocare titolare nella squadra del Torino. Dopo aver preso due lauree (giurisprudenza e filosofia) sposò l'attrice Elena Verzi. Abbandonò il calcio per lavorare come giornalista. Il suo primo impiego fu, infatti, all'Unità. A Parigi, ove sovente risiedeva, frequentava Sartre e Picasso. Albert Camus sognava di scrivere un dramma strutturato sul suo talento. Cresciuto a Torino, dove i genitori si erano trasferiti, nel rispetto della cultura borghese delle idee progressiste, Vallone muove qui i primi passi di interprete prima di trasferirsi a Roma dove sarà attore radiofonico. Il suo pigmalione fu Giuseppe De Santis che lo volle nella parte del militare in "Riso amaro" del '49. Vallone piacque al cinema neorealista dell'ultima onda, che lo promosse a protagonista con film come "Il cammino della speranza" di Pietro Germi (1950), "Roma ore 11" di De Santis (1951), "Gli eroi della domenica" di Mario Camerini (1952), "La spiaggia di Lattuada (1953), "La garçonniere" ancora di De Santis (1960). La grande occasione per la notorietà arrivò nel 1953 in "Teresa Raquin" di Marcel Carnè al fianco di Simone Signoret. Il piglio del seduttore, il francese impeccabile, la capacità mimetica, lo fecero notare da registi come Dellanoy e Bardem, che lo guidarono verso la consacrazione definitiva.
Vallone diventò così il nuovo astro del divismo italiano d'esportazione
al fianco di latin lover come Rossano Brazzi e Marcello Mastroianni. Lui
però non rinunciò al teatro e, non adattandosi al meccanismo dello show
business, divenne più un caratterista di prestigio che un mattatore. Da
"Il cardinale" di Otto Preminger (1963) a "Lettera al
Cremlino" di John Huston (1970), da "Cinque per la gloria"
di Roger Corman (1964) a "Il leone del deserto" di Mustafà
Akhad (1981), fino alle serie tv "Il mulino del Po" e
"Scarlatto e nero", fu l'italiano per eccellenza, colto e
ignorante, buono e ambiguo, sempre dotato di calda umanità. Lavorò con
alcune delle maggiori attrice italiane: da Sofia Loren ("Il segno di
Venere" di Dino Risi) a Gina Lollobrigida ("Cuori senza
frontiera" di Luigi Zampa), da Lucia Bosè a Antonella Lualdi e
Silvana Pampanini. In teatro fu sempre attore curioso e, dopo "Uno
sguardo dal ponte", fu con Peter Brook per firmare una prova
memorabile nel "Tommaso Moro" e "Desiderio sotto gli olmi"
di Eugene O' Neil. Vallone
era l'unico attore italiano socio dell'Academy of Motion
Picture,che decide l'assegnazione degli Oscar a Los Angeles |
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