FONDAZIONE ITALIA®
|
|
HOME PAGE | INDICE |
Peter Greenaway: "Il cinema è morto, spazio alla
parola scritta. Specie su Internet" |
|
Peter Greenaway ha presentato a Venezia nella sezione "Controcorrente"del Festival del cinema, il terzo episodio della trilogia multimediale. Nel corso della presentazione, ha esordito affermando al pubblico stupefatto "Il cinema è morto, spazio alla parola scritta. Specie su Internet". A nulla è valso l'intervento del direttore della Mostra del cinema Moritz de Hadeln che ha tentato di contraddire il regista citando la vivacità,la varietà, e la ricchezza del panorama cinematografico. | |
Ma Greenaway ha
ribadito che egli ritiene il cinema "Mezzo
narrativo scarsissimo. Siamo in un'epoca nuova, voglio collegarmi con tutti i pubblici, con la
generazione post-televisiva saltando qua e là senza limiti di mezzi. Non
voglio più usare la celluloide, la Kodak tra 10 anni non la produrrà più".
In definitiva Peter Greenaway ritiene che il futuro della
comunicazione sta nella multimedialità, non nel linguaggio unico e univoco del cinema. "Ci vuole coraggio e ammettere che il cinema è morto, almeno da quando il 31 settembre 1983 è arrivato nelle nostre case il telecomando. Dunque viva il cinema, ma nel segno del cambiamento". Se ci avviamo verso l'interattività e la connettività totale, anche "le sale del cinema sono un posto obsoleto dove è morta anche l'attività sociale". Dove si produce comunicazione, scambio? "Vedi alla voce Le valigie di Tulse Luper, "la mia opera totale, ma anche il cinema per la generazione post-televisiva che non accetta più la solita trasposizione in immagini di un testo". |
|
Nel film, la vita di Tulse Luper viene
in modo visionario ricostruita attraverso le sue 92 valigie, contenenti oggetti
vari e reliquie storiche nel tentativo di classificare l'intero mondo.Quindi
sottolinea Greenaway: "La
valigia è la più importante metafora della fine del XX secolo, del continuo
bisogno di spostarsi della gente". |
|