Signore e Signori
Presidenti delle Istituzioni europee e dei Parlamenti nazionali,
Signor Presidente del Consiglio,
Signore e Signori Commissari e Ministri,
Signore e Signori,
ho negli scorsi
anni condiviso con voi - operando nel Parlamento italiano e in quello
europeo - l'impegno per un continente più unito e più
forte ; perseguendo da ultimo l'obbiettivo di vedere l'Europa più
larga solennemente rifondata sulla base di un testo costituzionale ambizioso
e capace di rispondere alle attese di circa 490 milioni di cittadini.
Grande è perciò la mia soddisfazione nel vedervi tutti
riuniti qui, a Roma, a poca distanza dalla Sala degli Orazi e Curiazi
dove cinquanta anni fa vennero firmati dai sei Paesi fondatori i Trattati
istitutivi delle Comunità Europee.
La celebrazione dell'anniversario di quello storico evento avrà
il suo momento più alto nella riunione straordinaria del Consiglio
europeo che si terrà tra qualche giorno a Berlino. Ed è
giusto che sia così : perché in questo momento la presidenza
del Consiglio è affidata a un altro grande paese fondatore della
Comunità europea, l'amica Germania, e ad esso non solo spetta
proporre un'orgogliosa rivendicazione del cammino compiuto, dello straordinario
progresso conseguito secondo l'ispirazione dei padri del progetto d'integrazione,
ma spetta anche indicare la strada di nuovi, necessari e urgenti sviluppi
della nostra impresa comune. Abbiamo piena fiducia che la presidenza
tedesca opererà efficacemente a questo fine.
Nello stesso tempo desidero ringraziarvi vivamente per il gesto di omaggio
che con la vostra presenza a Roma avete voluto rendere all'Italia, per
il ruolo che essa ha svolto nella ideazione e gestazione dei Trattati
del 1957 e ancor prima nella stessa nascita dell'Europa comunitaria.
L'Italia ospitò nel 1955 la Conferenza di Messina e contribuì
fortemente al suo approccio propositivo e al suo successo.
Vale la pena di ricordare quell'iniziativa, perché essa costituì
una risposta alla crisi che si era aperta con il rigetto, da parte francese,
del Trattato istitutivo di una Comunità europea di difesa. La
caduta di quel progetto aveva in realtà mostrato come non fossero
allora mature le condizioni, non solo di una comune assunzione di responsabilità
in quel settore cruciale, ma di un deciso avanzamento sulla via di un'Europa
politica. Non dimentichiamo che proprio su proposta italiana - l'idea
fu di Alcide De Gasperi e di Altiero Spinelli - era stato introdotto
nel Trattato istitutivo della Comunità europea di difesa l'articolo
38 che prevedeva un preciso mandato per l'elaborazione di uno Statuto
di Comunità politica europea. E in effetti quello Statuto venne
approvato dall'Assemblea ad hoc presieduta da Paul-Henry Spaak il 10
marzo 1953. Esso rappresentò il primo tentativo di dar vita a
una Costituzione europea come base - si scrisse in quel testo - di una
Comunità di carattere sovranazionale: ovvero di una autentica
Unione Politica.
Il progetto cadde, insieme con il Trattato della Comunità europea
di difesa. I tempi non erano maturi per quel grande passo. Si superò
la crisi scegliendo la strada dell'integrazione economica, del Mercato
comune europeo.
Ora, dopo che quella strada è stata percorsa fino in fondo e
con straordinario successo, possiamo ben dire che a distanza di cinquant'anni
si è fatta imperiosa la necessità per l'Europa - non più
dei 6, ma dei 27 - di una forte Unione politica. E' diventata urgente
e matura quella politica di difesa - o estera e di difesa - comune che
non si poté avviare all'inizio degli anni '50 ; è diventata
urgente e matura una più robusta costruzione politica e istituzionale,
fondata su un quadro antico e nuovo di valori e obbiettivi comuni.
Ebbene, proprio questo è stato lo sforzo compiuto, tra il 2001
e il 2004, con l'elaborazione del Trattato sottoscritto qui a Roma due
anni e mezzo fa, e prontamente ratificato dall'Italia con il più
ampio consenso in Parlamento. Le innovazioni sancite in quel Trattato
sono richieste dal grande allargamento dell'Unione, dalla storica unificazione
nella pace e nella democrazia cui l'Europa è finalmente giunta
a conclusione di un secolo di guerre e di divisioni.
Quelle innovazioni sono nello stesso tempo oggettivamente richieste
dai radicali mutamenti verificatisi nelle nostre società e nella
realtà mondiale, e dalle sfide, così come dalle minacce,
che ne sono scaturite. Si tratti delle sfide del progresso scientifico
e tecnologico, della competizione globale in presenza di nuove grandi
potenze emergenti, del cambiamento climatico e della crisi energetica,
degli squilibri demografici e dei flussi migratori, o ancora di altre
sfide delle quali abbiamo comune consapevolezza, non può esservi
risposta valida solo al livello nazionale. Ed egualmente le minacce
alla pace e alla sicurezza internazionale, alla convivenza civile e
alla legalità che ne è presidio e garanzia, presentano
oggi natura e dimensioni tali da esigere una visione e un'azione che
possono concepirsi e risultare efficaci solo su scala europea.
Più in generale nessuno dei nostri Stati potrà da solo
contare nel mondo d'oggi e di domani : potrà avere un ruolo riconosciuto
soltanto l'Europa unita, una Europa che parli con una sola voce.
Di qui il mio accorato appello affinché il Consiglio Europeo
di giugno abbia pieno successo, faccia uscire l'Unione dall'impasse
istituzionale, non rimetta in discussione l'equilibrio faticosamente
raggiunto col testo del 2004, apra la strada all'entrata in vigore del
Trattato quale può risultare da una sua rapida semplificazione
nella terza parte.
Dobbiamo sentirci più che mai uniti attorno ai valori più
alti scaturiti dalla nostra lunga e travagliata storia. La Mostra che
avete appena visitato ci dice quanto profonde siano le radici, e quanto
significativo sia stato il cammino, della nostra comune civiltà
e cultura europea. Tocca a tutti noi, che rappresentiamo gli Stati e
i popoli dell'Unione europea, mostrarci all'altezza di quello straordinario
retaggio, e trasmettere alle giovani generazioni il senso dell'impegno
dispiegato in questi cinquant'anni, il solenne mandato di rinnovare
e portare più avanti quell'impegno.
Con questi sentimenti levo il calice, augurando a tutti i nostri popoli,
e alle future generazioni, una Europa in pace, forte, solidale e unita!
23 marzo 2007