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Polemiche Della Valle - Ricucci
Su Il Corriere della Sera del 25 giugno 2005
 

Dopo quello con Montezemolo un nuovo botta e risposta a distanza
Della Valle attacca, Ricucci replica: polemica
Il giudizio: «Un ragazzotto». La risposta: «Non è nemmeno leader nel suo settore». Controreplica: «Un patrimonio trasparente» Dopo quella con Luca di Montezemolo (che aveva dichiarato: «Si deve distinguere tra chi fa l’imprenditore e chi fa trading immobiliare»), ecco una nuova polemica. Questa volta con Diego Della Valle, che in un'intervista a La Repubblica lo definisce «un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba». Protagonista del confronto sempre lui, Stefano Ricucci, ormai diventato non soltanto un immobiliarista di successo ma anche uno dei nomi della finanza, dopo l'acquisto di una bella fetta delle azioni della Rcs. E anche questa volta, come del resto nel caso di Montezemolo («Tante parole, ma pochi fatti»), Ricucci non cerca né mediazioni né accomodamenti nelle sue repliche. Anzi, attacca pesantemente. «È ora di fare chiarezza anche sul "ragazzotto anziano" Diego Della Valle - dice Ricucci - che «non è nemmeno riuscito a raggiungere una posizione di leadership nel suo campo: le scarpe».
A Della Valle che lo definisce «un imprenditore poco trasparente», Ricucci replica andando a spulciare nei conti del «nemico» e usando le cifre come manifesto d'accusa: «Il suo gruppo capitalizza 1,219 miliardi di euro e lui ne ne controlla circa il 70% insieme al fratello. Debbo ritenere che lui possieda un patrimonio di circa 700/800 milioni di euro». Inoltre Ricucci aggiunge che in quel settore «ci sono gruppi molto più importanti e dinamici». E non finisce qui: elenca le partecipazioni detenute da Della Valle: «La Dorint, la sua holding lussemburghese, possiede il 4,99% di Bnl, il 3% di Rcs e circa lo 0,50-0,70% di Mediobanca. Ai livelli attuali valgono circa 600-700 milioni di euro. Ci dicesse dunque con chiarezza perché detiene queste partecipazioni in Lussemburgo e come ha fatto ad acquistarle. Perché blatera di trasparenza e non le conferisce alla sua holding italiana? Aspettiamo fiduciosi di conoscere il livello di indebitamento della sua holding lussemburghese - prosegue Ricucci - visto che non si è mai premurato di mostrarci i bilanci certificati della Dorint Sa. Evidentemente esiste una deroga, naturalmente valida solo per lui, a quella trasparenza che lui tanto invoca». E ancora: «I bilanci del mio gruppo sono certificati dalla Price Waterhouse Cooper, anche se formalmente ciò non è dovuto in quanto il mio gruppo non è quotato in Borsa».
La controreplica dell'imprenditore marchigiano non si è fatta attendere. «Quello che la mia famiglia possiede è frutto di 50 anni di lavoro duro, onesto e soprattutto trasparente» ha detto Della Valle, precisando che la sua storia imprenditoriale è «tutta ricostruibile, passaggio dopo passaggio, fin nei minimi particolari e con precisione matematica. Qualunque organo dello Stato che ne abbia titolo può verificare quando vuole la nostra situazione e da noi sarà considerato benvenuto». «Riteniamo peraltro - prosegue Della Valle - che sia ormai inderogabile fare con estrema rapidità chiarezza assoluta sulla provenienza dei patrimoni di questi personaggi apparsi dal nulla, dei loro sodali e di tutti i movimenti finanziari a loro riconducibili. Il mondo imprenditoriale e tutti gli italiani - conclude il patron della Tod's - hanno diritto di sapere qual è la vera realtà dei fatti e soprattutto che possa distinguere tutto quello che è serio da quello che non lo e».
Le dichiarazioni a Repubblica che hanno scatenato la nuova polemica sintetizzano il pensiero di della Valle e di altri imprenditori sul nuovo e inatteso protagonista del mondo della finanza. «Ricucci è un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba e ora sta cercando il modo di uscire senza danni da un'operazione più grande di lui» ha detto tra l'altro Della Valle nell'intervista. «C'è un grande disagio in seno al mondo che produce perché qualcuno mette sullo stesso piano le imprese serie che hanno una storia alle spalle con gli ultimi arrivati dei quali non si sa nulla - si legge ancora sul quotidiano -. Siamo sorpresi che Berlusconi sia entrato nel dettaglio di singole operazioni. Dovrebbe volare più alto e siamo sicuri che se lo farà saprà distinguere le imprese serie dagli affaristi dell'ultima ora. Se Berlusconi sdogana Ricucci gli imprenditori si preoccupano».

25 giugno 2005