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Berlusconi pronto allo scontro con Ciampi

No di Ciampi su par condicio ed ex Cirielli
 
di CLAUDIO TITO su Repubblica.it
 

Niente par condicio. Niente Salva-Previti. Forse la riforma elettorale. Il bottino per Silvio Berlusconi è stato magro. Le due ore passate ieri al Quirinale sono state quasi un calvario. Tensione altissima nello studio del presidente Ciampi. E quando il Cavaliere è ritornato a Palazzo Chigi è sbottato: "Non c'è niente da fare". Il chiarimento sperato con il capo dello Stato è morto sul nascere. Il braccio di ferro è stato su tutti i fronti. E solo sulla proporzionale la Cdl vede uno spiraglio. Anzi il premier promette battaglia: "Se anche ce la boccia, noi la legge elettorale la riapproviamo. E poi vediamo...".

Su questo, solo su questo, il Cavaliere è quindi pronto a sfidare il Quirinale. Anche perché su tutto il resto, la porta è rimasta sbarrata. Il "no" ciampiano, ad esempio, è stato netto sulla ex Cirielli. "Quella legge, in quella forma non può passare". Stesso discorso per la revisione della disciplina che regola la campagna elettorale in televisione. Giudizi meno netti, meno espliciti magari. Ma la sostanza non cambia. Palazzo Chigi, probabilmente, a gennaio ci riproverà. Ma per ora nel carniere del presidente del consiglio resta solo la speranza di riformare il Mattarellum. Anche senza l'accordo con il Colle.

"Se noi potessimo sapere come modificare il testo, al Senato potremmo intervenire", ha provato a chiedere Sua Emittenza nello studio alla Vetrata. Una richiesta avanzata più di una volta per ottenere la certezza che poi la legge sarebbe stata controfirmata. Ma il capo dello Stato non si è voluto sbilanciare. Nessuna indicazione, nessun suggerimento. "Ci sono dei punti da chiarire ma valuteremo dopo", ha frenato replicando al suo interlocutore. Sul Colle, dunque, a questo punto vogliono agire solo con un esame del provvedimento a iter parlamentare concluso. Proprio come prevede la procedura costituzionale più corretta.

Una posizione che ha innervosito il premier. Uscito, appunto, nero dall'incontro. "Se i termini delle modifiche non sono definiti - è sbottato nel pomeriggio sentendo tutti i leader del centrodestra - allora tanto vale approvarla così com'è. Ciampi è rimasto troppo sul vago. Nessuna certezza. Se anche facciamo delle correzioni, il rischio è che comunque salta tutto per i tempi". Dopo i 100 minuti trascorsi con il presidente della Repubblica, il premier ha sentito al telefono Gianfranco Fini, poi Roberto Calderoli. Quindi è andato da Pier Ferdinando Casini. Sulla legge elettorale il presidente della Camera è il più deciso. Risponde in maniera diretta proprio al presidente della Repubblica.

Entrando nel suo studio di Montecitorio, Casini non usa mezzi termini: "Il problema della doppia maggioranza tra Camera e Senato c'è sempre stato. Vi ricordate il '94? Il corpo elettorale è diverso: ci sono 4 milioni di cittadini che votano in modo sfasato. Eppoi, le modifiche che ci sono state suggerite, le abbiamo già apportate. È stato fatto tutto in ossequio alla Costituzione. Se ci sono altri problemi, allora bisogna cambiare la Costituzione. Se poi qualcuno vuole dirci che è incostituzionale perché non prevede le quote rosa, allora...". Del resto, per l'Udc il ritorno alla proporzionale è fondamentale. Affrontare la prospettiva che possa evaporare - dicono a Via Due Macelli - significa compromettere tutto. Il colloquio, presenti anche Gianni Letta e Beppe Pisanu, fa rompere gli indugi al Cavaliere che poco prima ventilava ancora la possibilità di emendare la legge elettorale: "la situazione è di work in progress", diceva.

Ormai l'unica strada è approvare rapidamente e "al buio" la legge elettorale. Un altro passaggio alla Camera ritarderebbe il si definitivo a gennaio e probabilmente causerebbe uno slittamento delle elezioni. Ecco un altro nodo. E già, perché Ciampi ha ribadito di considerare il 9 aprile la domenica istituzionalmente più adeguata. Soprattutto ha avvertito che il voto a maggio renderebbe difficilmente eludibile il cosiddetto election day. Una prospettiva aborrita dal governo. Non è un caso che il Cavaliere sia salito da Casini insieme al ministro degli interni. "Ma - ha ammonito il premier - se quello ci boccia la proporzionale, noi la riapproviamo. Lo sappia, voglio proprio vedere se ha il coraggio di respingercela".

Lo scontro con il Quirinale, quindi, adesso si concentra su questo aspetto. Sulla ex Cirielli, il niet del Colle è stato esplicito e difficilmente superabile. La retromarcia della Cdl è già stata inserita. In realtà anche per fattori esterni alle dinamiche politiche. "Questa storia del teste omega e di Dotti cambia tutto", ha confidato il Cavaliere ai suoi. Ossia, le nuove rivelazioni della Ariosto assegnerebbero un nuovo verso ai processi milanesi. La revisione della par condicio, poi, è stata per ora archiviata. Nonostante l'idea di Palazzo Chigi di autorizzare gli spot tv solo sulla Rai e di ripescare la legislazione in materia varata dallo stesso Ciampi nel '93. Ma per capire quanto siano freddi i rapporti con il Colle, bisogna volgere lo sguardo alla Corte costituzionale. Ieri il capo dello Stato ha nominato i tre nuovi membri della Consulta. "Ha fatto tutto da solo - è sbottato in serata Berlusconi - e ha messo solo uomini suoi".

5 novembre 2005