Il ricco dibattito sull’Europa del dopo-referendum ha visto
finora avanzare ponderate riflessioni anche di carattere autocritico
assieme ad autentiche bizzarrie. In quest’ultima categoria
rientra di sicuro l’ipotesi avanzata dal ministro Roberto
Maroni di uscire dall’euro e tornare alla nostra vecchia moneta.
A farlo rinsavire non è servita nemmeno la constatazione
che una personalità che gode di grande stima nel Carroccio,
come Giulio Tremonti, abbia fatto sapere di non condividere la proposta
e di considerare altresì irreversibile la scelta della moneta
unica. Dopo i divertissement sulla lira però ieri siamo passati
alle accuse pesanti. Un altro ministro della Repubblica dello stesso
partito di Maroni, Roberto Calderoli, ha aggredito il capo dello
Stato. L’imputazione rivoltagli è paradossale: essersi
impegnato in prima persona perché l’Italia non restasse
fuori da Eurolandia. È singolare che nessun esponente dello
stato maggiore berlusconiano abbia sentito immediatamente la necessità
di prendere le distanze dalla sortita anti-Quirinale del ministro
leghista. Auspichiamo che nelle prossime ore, se non direttamente
Silvio Berlusconi, almeno qualcuno degli uomini che gli sono più
vicini comunichi a tutte lettere che la ricreazione è finita.
5 giugno
2005 |